Sustart
Illustrations by Gustave Doré (1832-1883)

  In forma dunque di candida rosa
mi si mostrava la milizia santa
che nel suo sangue Cristo fece sposa;
  ma l'altra, che volando vede e canta
la gloria di colui che la 'nnamora
e la bontà che la fece cotanta,
  sì come schiera d'ape, che s'infiora
una fiata e una si ritorna
là dove suo laboro s'insapora,
  nel gran fior discendeva che s'addorna
di tante foglie, e quindi risaliva
là dove 'l suo amor sempre soggiorna.
  Le facce tutte avean di fiamma viva,
e l'ali d'oro, e l'altro tanto bianco,
che nulla neve a quel termine arriva.
  Quando scendean nel fior, di banco in banco
porgevan de la pace e de l'ardore
ch'elli acquistavan ventilando il fianco.
  Né l'interporsi tra 'l disopra e 'l fiore
di tanta moltitudine volante
impediva la vista e lo splendore:
  ché la luce divina è penetrante
per l'universo secondo ch'è degno,
sì che nulla le puote essere ostante.
  Questo sicuro e gaudioso regno,
frequente in gente antica e in novella,
viso e amore avea tutto ad un segno.
  O trina luce, che 'n unica stella
scintillando a lor vista, sì li appaga!
guarda qua giuso a la nostra procella!
  Se i barbari, venendo da tal plaga
che ciascun giorno d'Elice si cuopra,
rotante col suo figlio ond'ella è vaga,
  veggendo Roma e l'ardua sua opra,
stupefaciensi, quando Laterano
a le cose mortali andò di sopra;
  io, che al divino da l'umano,
a l'etterno dal tempo era venuto,
e di Fiorenza in popol giusto e sano
  di che stupor dovea esser compiuto!
Certo tra esso e 'l gaudio mi facea
libito non udire e starmi muto.
  E quasi peregrin che si ricrea
nel tempio del suo voto riguardando,
e spera già ridir com'ello stea,
  su per la viva luce passeggiando,
menava io li occhi per li gradi,
mo sù, mo giù e mo recirculando.
  Vedea visi a carità suadi,
d'altrui lume fregiati e di suo riso,
e atti ornati di tutte onestadi.
  La forma general di paradiso
già tutta mio sguardo avea compresa,
in nulla parte ancor fermato fiso;
  e volgeami con voglia riaccesa
per domandar la mia donna di cose
di che la mente mia era sospesa.
  Uno intendea, e altro mi rispuose:
credea veder Beatrice e vidi un sene
vestito con le genti gloriose.
  Diffuso era per li occhi e per le gene
di benigna letizia, in atto pio
quale a tenero padre si convene.
  E «Ov'è ella?», sùbito diss'io.
Ond'elli: «A terminar lo tuo disiro
mosse Beatrice me del loco mio;
  e se riguardi sù nel terzo giro
dal sommo grado, tu la rivedrai
nel trono che suoi merti le sortiro».
  Sanza risponder, li occhi sù levai,
e vidi lei che si facea corona
reflettendo da sé li etterni rai.
  Da quella region che più sù tona
occhio mortale alcun tanto non dista,
qualunque in mare più giù s'abbandona,
  quanto lì da Beatrice la mia vista;
ma nulla mi facea, ché sua effige
non discendea a me per mezzo mista.
  «O donna in cui la mia speranza vige,
e che soffristi per la mia salute
in inferno lasciar le tue vestige,
  di tante cose quant'i' ho vedute,
dal tuo podere e da la tua bontate
riconosco la grazia e la virtute.
  Tu m'hai di servo tratto a libertate
per tutte quelle vie, per tutt'i modi
che di ciò fare avei la potestate.
  La tua magnificenza in me custodi,
sì che l'anima mia, che fatt'hai sana,
piacente a te dal corpo si disnodi».
  Così orai; e quella, sì lontana
come parea, sorrise e riguardommi;
poi si tornò a l'etterna fontana.
  E 'l santo sene: «Acciò che tu assommi
perfettamente», disse, «il tuo cammino,
a che priego e amor santo mandommi,
  vola con li occhi per questo giardino;
ché veder lui t'acconcerà lo sguardo
più al montar per lo raggio divino.
  E la regina del cielo, ond'io ardo
tutto d'amor, ne farà ogne grazia,
però ch'i' sono il suo fedel Bernardo».
  Qual è colui che forse di Croazia
viene a veder la Veronica nostra,
che per l'antica fame non sen sazia,
  ma dice nel pensier, fin che si mostra:
'Segnor mio Iesù Cristo, Dio verace,
or fu sì fatta la sembianza vostra?';
  tal era io mirando la vivace
carità di colui che 'n questo mondo,
contemplando, gustò di quella pace.
  «Figliuol di grazia, quest'esser giocondo»,
cominciò elli, «non ti sarà noto,
tenendo li occhi pur qua giù al fondo;
  ma guarda i cerchi infino al più remoto,
tanto che veggi seder la regina
cui questo regno è suddito e devoto».
  Io levai li occhi; e come da mattina
la parte oriental de l'orizzonte
soverchia quella dove 'l sol declina,
  così, quasi di valle andando a monte
con li occhi, vidi parte ne lo stremo
vincer di lume tutta l'altra fronte.
  E come quivi ove s'aspetta il temo
che mal guidò Fetonte, più s'infiamma,
e quinci e quindi il lume si fa scemo,
  così quella pacifica oriafiamma
nel mezzo s'avvivava, e d'ogne parte
per igual modo allentava la fiamma;
  e a quel mezzo, con le penne sparte,
vid'io più di mille angeli festanti,
ciascun distinto di fulgore e d'arte.
  Vidi a lor giochi quivi e a lor canti
ridere una bellezza, che letizia
era ne li occhi a tutti li altri santi;
  e s'io avessi in dir tanta divizia
quanta ad imaginar, non ardirei
lo minimo tentar di sua delizia.
  Bernardo, come vide li occhi miei
nel caldo suo caler fissi e attenti,
li suoi con tanto affetto volse a lei,
  che ' miei di rimirar fé più ardenti.

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  In fashion then as of a snow-white rose
Displayed itself to me the saintly host,
Whom Christ in his own blood had made his bride,
  But the other host, that flying sees and sings
The glory of Him who doth enamour it,
And the goodness that created it so noble,
  Even as a swarm of bees, that sinks in flowers
One moment, and the next returns again
To where its labour is to sweetness turned,
  Sank into the great flower, that is adorned
With leaves so many, and thence reascended
To where its love abideth evermore.
  Their faces had they all of living flame,
And wings of gold, and all the rest so white
No snow unto that limit doth attain.
  From bench to bench, into the flower descending,
They carried something of the peace and ardour
Which by the fanning of their flanks they won.
  Nor did the interposing 'twixt the flower
And what was o'er it of such plenitude
Of flying shapes impede the sight and splendour;
  Because the light divine so penetrates
The universe, according to its merit,
That naught can be an obstacle against it.
  This realm secure and full of gladsomeness,
Crowded with ancient people and with modern,
Unto one mark had all its look and love.
  O Trinal Light, that in a single star
Sparkling upon their sight so satisfies them,
Look down upon our tempest here below!
  If the barbarians, coming from some region
That every day by Helice is covered,
Revolving with her son whom she delights in,
  Beholding Rome and all her noble works,
Were wonder-struck, what time the Lateran
Above all mortal things was eminent,--
  I who to the divine had from the human,
From time unto eternity, had come,
From Florence to a people just and sane,
  With what amazement must I have been filled!
Truly between this and the joy, it was
My pleasure not to hear, and to be mute.
  And as a pilgrim who delighteth him
In gazing round the temple of his vow,
And hopes some day to retell how it was,
  So through the living light my way pursuing
Directed I mine eyes o'er all the ranks,
Now up, now down, and now all round about.
  Faces I saw of charity persuasive,
Embellished by His light and their own smile,
And attitudes adorned with every grace.
  The general form of Paradise already
My glance had comprehended as a whole,
In no part hitherto remaining fixed,
  And round I turned me with rekindled wish
My Lady to interrogate of things
Concerning which my mind was in suspense.
  One thing I meant, another answered me;
I thought I should see Beatrice, and saw
An Old Man habited like the glorious people.
  O'erflowing was he in his eyes and cheeks
With joy benign, in attitude of pity
As to a tender father is becoming.
  And “She, where is she?”. instantly I said;
Whence he: “To put an end to thy desire,
Me Beatrice hath sent from mine own place.
  And if thou lookest up to the third round
Of the first rank, again shalt thou behold her
Upon the throne her merits have assigned her”.
  Without reply I lifted up mine eyes,
And saw her, as she made herself a crown
Reflecting from herself the eternal rays.
  Not from that region which the highest thunders
Is any mortal eye so far removed,
In whatsoever sea it deepest sinks,
  As there from Beatrice my sight; but this
Was nothing unto me; because her image
Descended not to me by medium blurred.
  “O Lady, thou in whom my hope is strong,
And who for my salvation didst endure
In Hell to leave the imprint of thy feet,
  Of whatsoever things I have beheld,
As coming from thy power and from thy goodness
I recognise the virtue and the grace.
  Thou from a slave hast brought me unto freedom,
By all those ways, by all the expedients,
Whereby thou hadst the power of doing it.
  Preserve towards me thy magnificence,
So that this soul of mine, which thou hast healed,
Pleasing to thee be loosened from the body”.
  Thus I implored; and she, so far away,
Smiled, as it seemed, and looked once more at me;
Then unto the eternal fountain turned.
  And said the Old Man holy: “That thou mayst
Accomplish perfectly thy journeying,
Whereunto prayer and holy love have sent me,
  Fly with thine eyes all round about this garden;
For seeing it will discipline thy sight
Farther to mount along the ray divine.
  And she, the Queen of Heaven, for whom I burn
Wholly with love, will grant us every grace,
Because that I her faithful Bernard am”.
  As he who peradventure from Croatia
Cometh to gaze at our Veronica,
Who through its ancient fame is never sated,
  But says in thought, the while it is displayed,
“My Lord, Christ Jesus, God of very God,
Now was your semblance made like unto this?”.
  Even such was I while gazing at the living
Charity of the man, who in this world
By contemplation tasted of that peace.
  “Thou son of grace, this jocund life”, began he,
“Will not be known to thee by keeping ever
Thine eyes below here on the lowest place;
  But mark the circles to the most remote,
Until thou shalt behold enthroned the Queen
To whom this realm is subject and devoted”.
  I lifted up mine eyes, and as at morn
The oriental part of the horizon
Surpasses that wherein the sun goes down,
  Thus, as if going with mine eyes from vale
To mount, I saw a part in the remoteness
Surpass in splendour all the other front.
  And even as there where we await the pole
That Phaeton drove badly, blazes more
The light, and is on either side diminished,
  So likewise that pacific oriflamme
Gleamed brightest in the centre, and each side
In equal measure did the flame abate.
  And at that centre, with their wings expanded,
More than a thousand jubilant Angels saw I,
Each differing in effulgence and in kind.
  I saw there at their sports and at their songs
A beauty smiling, which the gladness was
Within the eyes of all the other saints;
  And if I had in speaking as much wealth
As in imagining, I should not dare
To attempt the smallest part of its delight.
  Bernard, as soon as he beheld mine eyes
Fixed and intent upon its fervid fervour,
His own with such affection turned to her
  That it made mine more ardent to behold.
Canto XXXI