Sustart
Illustrations by Gustave Doré (1832-1883)

  'Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo',
cominciò, 'gloria!', tutto 'l paradiso,
sì che m'inebriava il dolce canto.
  Ciò ch'io vedeva mi sembiava un riso
de l'universo; per che mia ebbrezza
intrava per l'udire e per lo viso.
  Oh gioia! oh ineffabile allegrezza!
oh vita intègra d'amore e di pace!
oh sanza brama sicura ricchezza!
  Dinanzi a li occhi miei le quattro face
stavano accese, e quella che pria venne
incominciò a farsi più vivace,
  e tal ne la sembianza sua divenne,
qual diverrebbe Iove, s'elli e Marte
fossero augelli e cambiassersi penne.
  La provedenza, che quivi comparte
vice e officio, nel beato coro
silenzio posto avea da ogne parte,
  quand'io udi': «Se io mi trascoloro,
non ti maravigliar, ché, dicend'io,
vedrai trascolorar tutti costoro.
  Quelli ch'usurpa in terra il luogo mio,
il luogo mio, il luogo mio, che vaca
ne la presenza del Figliuol di Dio,
  fatt'ha del cimitero mio cloaca
del sangue e de la puzza; onde 'l perverso
che cadde di qua sù, là giù si placa».
  Di quel color che per lo sole avverso
nube dipigne da sera e da mane,
vid'io allora tutto 'l ciel cosperso.
  E come donna onesta che permane
di sé sicura, e per l'altrui fallanza,
pur ascoltando, timida si fane,
  così Beatrice trasmutò sembianza;
e tale eclissi credo che 'n ciel fue,
quando patì la supprema possanza.
  Poi procedetter le parole sue
con voce tanto da sé trasmutata,
che la sembianza non si mutò piùe:
  «Non fu la sposa di Cristo allevata
del sangue mio, di Lin, di quel di Cleto,
per essere ad acquisto d'oro usata;
  ma per acquisto d'esto viver lieto
e Sisto e Pio e Calisto e Urbano
sparser lo sangue dopo molto fleto.
  Non fu nostra intenzion ch'a destra mano
d'i nostri successor parte sedesse,
parte da l'altra del popol cristiano;
  né che le chiavi che mi fuor concesse,
divenisser signaculo in vessillo
che contra battezzati combattesse;
  né ch'io fossi figura di sigillo
a privilegi venduti e mendaci,
ond'io sovente arrosso e disfavillo.
  In vesta di pastor lupi rapaci
si veggion di qua sù per tutti i paschi:
o difesa di Dio, perché pur giaci?
  Del sangue nostro Caorsini e Guaschi
s'apparecchian di bere: o buon principio,
a che vil fine convien che tu caschi!
  Ma l'alta provedenza, che con Scipio
difese a Roma la gloria del mondo,
soccorrà tosto, sì com'io concipio;
  e tu, figliuol, che per lo mortal pondo
ancor giù tornerai, apri la bocca,
e non asconder quel ch'io non ascondo».
  Sì come di vapor gelati fiocca
in giuso l'aere nostro, quando 'l corno
de la capra del ciel col sol si tocca,
  in sù vid'io così l'etera addorno
farsi e fioccar di vapor triunfanti
che fatto avien con noi quivi soggiorno.
  Lo viso mio seguiva i suoi sembianti,
e seguì fin che 'l mezzo, per lo molto,
li tolse il trapassar del più avanti.
  Onde la donna, che mi vide assolto
de l'attendere in sù, mi disse: «Adima
il viso e guarda come tu se' vòlto».
  Da l'ora ch'io avea guardato prima
i' vidi mosso me per tutto l'arco
che fa dal mezzo al fine il primo clima;
  sì ch'io vedea di là da Gade il varco
folle d'Ulisse, e di qua presso il lito
nel qual si fece Europa dolce carco.
  E più mi fora discoverto il sito
di questa aiuola; ma 'l sol procedea
sotto i mie' piedi un segno e più partito.
  La mente innamorata, che donnea
con la mia donna sempre, di ridure
ad essa li occhi più che mai ardea;
  e se natura o arte fé pasture
da pigliare occhi, per aver la mente,
in carne umana o ne le sue pitture,
  tutte adunate, parrebber niente
ver' lo piacer divin che mi refulse,
quando mi volsi al suo viso ridente.
  E la virtù che lo sguardo m'indulse,
del bel nido di Leda mi divelse,
e nel ciel velocissimo m'impulse.
  Le parti sue vivissime ed eccelse
sì uniforme son, ch'i' non so dire
qual Beatrice per loco mi scelse.
  Ma ella, che vedea 'l mio disire,
incominciò, ridendo tanto lieta,
che Dio parea nel suo volto gioire:
  «La natura del mondo, che quieta
il mezzo e tutto l'altro intorno move,
quinci comincia come da sua meta;
  e questo cielo non ha altro dove
che la mente divina, in che s'accende
l'amor che 'l volge e la virtù ch'ei piove.
  Luce e amor d'un cerchio lui comprende,
sì come questo li altri; e quel precinto
colui che 'l cinge solamente intende.
  Non è suo moto per altro distinto,
ma li altri son mensurati da questo,
sì come diece da mezzo e da quinto;
  e come il tempo tegna in cotal testo
le sue radici e ne li altri le fronde,
omai a te può esser manifesto.
  Oh cupidigia che i mortali affonde
sì sotto te, che nessuno ha podere
di trarre li occhi fuor de le tue onde!
  Ben fiorisce ne li uomini il volere;
ma la pioggia continua converte
in bozzacchioni le sosine vere.
  Fede e innocenza son reperte
solo ne' parvoletti; poi ciascuna
pria fugge che le guance sian coperte.
  Tale, balbuziendo ancor, digiuna,
che poi divora, con la lingua sciolta,
qualunque cibo per qualunque luna;
  e tal, balbuziendo, ama e ascolta
la madre sua, che, con loquela intera,
disia poi di vederla sepolta.
  Così si fa la pelle bianca nera
nel primo aspetto de la bella figlia
di quel ch'apporta mane e lascia sera.
  Tu, perché non ti facci maraviglia,
pensa che 'n terra non è chi governi;
onde sì svia l'umana famiglia.
  Ma prima che gennaio tutto si sverni
per la centesma ch'è là giù negletta,
raggeran sì questi cerchi superni,
  che la fortuna che tanto s'aspetta,
le poppe volgerà u' son le prore,
sì che la classe correrà diretta;
  e vero frutto verrà dopo 'l fiore».

1


4


7


10


13


16


19


22


25


28


31


34


37


40


43


46


49


52


55


58


61


64


67


70


73


76


79


82


85


88


91


94


97


100


103


106


109


112


115


118


121


124


127


130


133


136


139


142


145


148



  “Glory be to the Father, to the Son,
And Holy Ghost!”. all Paradise began,
So that the melody inebriate made me.
  What I beheld seemed unto me a smile
Of the universe; for my inebriation
Found entrance through the hearing and the sight.
  O joy! O gladness inexpressible!
O perfect life of love and peacefulness!
O riches without hankering secure!
  Before mine eyes were standing the four torches
Enkindled, and the one that first had come
Began to make itself more luminous;
  And even such in semblance it became
As Jupiter would become, if he and Mars
Were birds, and they should interchange their feathers.
  That Providence, which here distributeth
Season and service, in the blessed choir
Had silence upon every side imposed.
  When I heard say: “If I my colour change,
Marvel not at it; for while I am speaking
Thou shalt behold all these their colour change.
  He who usurps upon the earth my place,
My place, my place, which vacant has become
Before the presence of the Son of God,
  Has of my cemetery made a sewer
Of blood and stench, whereby the Perverse One,
Who fell from here, below there is appeased!”.
  With the same colour which, through sun adverse,
Painteth the clouds at evening or at morn,
Beheld I then the whole of heaven suffused.
  And as a modest woman, who abides
Sure of herself, and at another's failing,
From listening only, timorous becomes,
  Even thus did Beatrice change countenance;
And I believe in heaven was such eclipse,
When suffered the supreme Omnipotence;
  Thereafterward proceeded forth his words
With voice so much transmuted from itself,
The very countenance was not more changed.
  “The spouse of Christ has never nurtured been
On blood of mine, of Linus and of Cletus,
To be made use of in acquest of gold;
  But in acquest of this delightful life
Sixtus and Pius, Urban and Calixtus,
After much lamentation, shed their blood.
  Our purpose was not, that on the right hand
Of our successors should in part be seated
The Christian folk, in part upon the other;
  Nor that the keys which were to me confided
Should e'er become the escutcheon on a banner,
That should wage war on those who are baptized;
  Nor I be made the figure of a seal
To privileges venal and mendacious,
Whereat I often redden and flash with fire.
  In garb of shepherds the rapacious wolves
Are seen from here above o'er all the pastures!
O wrath of God, why dost thou slumber still?
  To drink our blood the Caorsines and Gascons
Are making ready. O thou good beginning,
Unto how vile an end must thou needs fall!
  But the high Providence, that with Scipio
At Rome the glory of the world defended,
Will speedily bring aid, as I conceive;
  And thou, my son, who by thy mortal weight
Shalt down return again, open thy mouth;
What I conceal not, do not thou conceal”.
  As with its frozen vapours downward falls
In flakes our atmosphere, what time the horn
Of the celestial Goat doth touch the sun,
  Upward in such array saw I the ether
Become, and flaked with the triumphant vapours,
Which there together with us had remained.
  My sight was following up their semblances,
And followed till the medium, by excess,
The passing farther onward took from it;
  Whereat the Lady, who beheld me freed
From gazing upward, said to me: “Cast down
Thy sight, and see how far thou art turned round”.
  Since the first time that I had downward looked,
I saw that I had moved through the whole arc
Which the first climate makes from midst to end;
  So that I saw the mad track of Ulysses
Past Gades, and this side, well nigh the shore
Whereon became Europa a sweet burden.
  And of this threshing-floor the site to me
Were more unveiled, but the sun was proceeding
Under my feet, a sign and more removed.
  My mind enamoured, which is dallying
At all times with my Lady, to bring back
To her mine eyes was more than ever ardent.
  And if or Art or Nature has made bait
To catch the eyes and so possess the mind,
In human flesh or in its portraiture,
  All joined together would appear as nought
To the divine delight which shone upon me
When to her smiling face I turned me round.
  The virtue that her look endowed me with
From the fair nest of Leda tore me forth,
And up into the swiftest heaven impelled me.
  Its parts exceeding full of life and lofty
Are all so uniform, I cannot say
Which Beatrice selected for my place.
  But she, who was aware of my desire,
Began, the while she smiled so joyously
That God seemed in her countenance to rejoice:
  “The nature of that motion, which keeps quiet
The centre and all the rest about it moves,
From hence begins as from its starting point.
  And in this heaven there is no other Where
Than in the Mind Divine, wherein is kindled
The love that turns it, and the power it rains.
  Within a circle light and love embrace it,
Even as this doth the others, and that precinct
He who encircles it alone controls.
  Its motion is not by another meted,
But all the others measured are by this,
As ten is by the half and by the fifth.
  And in what manner time in such a pot
May have its roots, and in the rest its leaves,
Now unto thee can manifest be made.
  O Covetousness, that mortals dost ingulf
Beneath thee so, that no one hath the power
Of drawing back his eyes from out thy waves!
  Full fairly blossoms in mankind the will;
But the uninterrupted rain converts
Into abortive wildings the true plums.
  Fidelity and innocence are found
Only in children; afterwards they both
Take flight or e'er the cheeks with down are covered.
  One, while he prattles still, observes the fasts,
Who, when his tongue is loosed, forthwith devours
Whatever food under whatever moon;
  Another, while he prattles, loves and listens
Unto his mother, who when speech is perfect
Forthwith desires to see her in her grave.
  Even thus is swarthy made the skin so white
In its first aspect of the daughter fair
Of him who brings the morn, and leaves the night.
  Thou, that it may not be a marvel to thee,
Think that on earth there is no one who governs;
Whence goes astray the human family.
  Ere January be unwintered wholly
By the centesimal on earth neglected,
Shall these supernal circles roar so loud
  The tempest that has been so long awaited
Shall whirl the poops about where are the prows;
So that the fleet shall run its course direct,
  And the true fruit shall follow on the flower”.
Canto XXVII