Sustart
Illustrations by Gustave Doré (1832-1883)

  Da poi che Carlo tuo, bella Clemenza,
m'ebbe chiarito, mi narrò li 'nganni
che ricever dovea la sua semenza;
  ma disse: «Taci e lascia muover li anni»;
sì ch'io non posso dir se non che pianto
giusto verrà di retro ai vostri danni.
  E già la vita di quel lume santo
rivolta s'era al Sol che la riempie
come quel ben ch'a ogne cosa è tanto.
  Ahi anime ingannate e fatture empie,
che da sì fatto ben torcete i cuori,
drizzando in vanità le vostre tempie!
  Ed ecco un altro di quelli splendori
ver' me si fece, e 'l suo voler piacermi
significava nel chiarir di fori.
  Li occhi di Beatrice, ch'eran fermi
sovra me, come pria, di caro assenso
al mio disio certificato fermi.
  «Deh, metti al mio voler tosto compenso,
beato spirto», dissi, «e fammi prova
ch'i' possa in te refletter quel ch'io penso!».
  Onde la luce che m'era ancor nova,
del suo profondo, ond'ella pria cantava,
seguette come a cui di ben far giova:
  «In quella parte de la terra prava
italica che siede tra Rialto
e le fontane di Brenta e di Piava,
  si leva un colle, e non surge molt'alto,
là onde scese già una facella
che fece a la contrada un grande assalto.
  D'una radice nacqui e io ed ella:
Cunizza fui chiamata, e qui refulgo
perché mi vinse il lume d'esta stella;
  ma lietamente a me medesma indulgo
la cagion di mia sorte, e non mi noia;
che parria forse forte al vostro vulgo.
  Di questa luculenta e cara gioia
del nostro cielo che più m'è propinqua,
grande fama rimase; e pria che moia,
  questo centesimo anno ancor s'incinqua:
vedi se far si dee l'omo eccellente,
sì ch'altra vita la prima relinqua.
  E ciò non pensa la turba presente
che Tagliamento e Adice richiude,
né per esser battuta ancor si pente;
  ma tosto fia che Padova al palude
cangerà l'acqua che Vincenza bagna,
per essere al dover le genti crude;
  e dove Sile e Cagnan s'accompagna,
tal signoreggia e va con la testa alta,
che già per lui carpir si fa la ragna.
  Piangerà Feltro ancora la difalta
de l'empio suo pastor, che sarà sconcia
sì, che per simil non s'entrò in malta.
  Troppo sarebbe larga la bigoncia
che ricevesse il sangue ferrarese,
e stanco chi 'l pesasse a oncia a oncia,
  che donerà questo prete cortese
per mostrarsi di parte; e cotai doni
conformi fieno al viver del paese.
  Sù sono specchi, voi dicete Troni,
onde refulge a noi Dio giudicante;
sì che questi parlar ne paion buoni».
  Qui si tacette; e fecemi sembiante
che fosse ad altro volta, per la rota
in che si mise com'era davante.
  L'altra letizia, che m'era già nota
per cara cosa, mi si fece in vista
qual fin balasso in che lo sol percuota.
  Per letiziar là sù fulgor s'acquista,
sì come riso qui; ma giù s'abbuia
l'ombra di fuor, come la mente è trista.
  «Dio vede tutto, e tuo veder s'inluia»,
diss'io, «beato spirto, sì che nulla
voglia di sé a te puot'esser fuia.
  Dunque la voce tua, che 'l ciel trastulla
sempre col canto di quei fuochi pii
che di sei ali facen la coculla,
  perché non satisface a' miei disii?
Già non attendere' io tua dimanda,
s'io m'intuassi, come tu t'inmii».
  «La maggior valle in che l'acqua si spanda»,
incominciaro allor le sue parole,
«fuor di quel mar che la terra inghirlanda,
  tra ' discordanti liti contra 'l sole
tanto sen va, che fa meridiano
là dove l'orizzonte pria far suole.
  Di quella valle fu' io litorano
tra Ebro e Macra, che per cammin corto
parte lo Genovese dal Toscano.
  Ad un occaso quasi e ad un orto
Buggea siede e la terra ond'io fui,
che fé del sangue suo già caldo il porto.
  Folco mi disse quella gente a cui
fu noto il nome mio; e questo cielo
di me s'imprenta, com'io fe' di lui;
  ché più non arse la figlia di Belo,
noiando e a Sicheo e a Creusa,
di me, infin che si convenne al pelo;
  né quella Rodopea che delusa
fu da Demofoonte, né Alcide
quando Iole nel core ebbe rinchiusa.
  Non però qui si pente, ma si ride,
non de la colpa, ch'a mente non torna,
ma del valor ch'ordinò e provide.
  Qui si rimira ne l'arte ch'addorna
cotanto affetto, e discernesi 'l bene
per che 'l mondo di sù quel di giù torna.
  Ma perché tutte le tue voglie piene
ten porti che son nate in questa spera,
proceder ancor oltre mi convene.
  Tu vuo' saper chi è in questa lumera
che qui appresso me così scintilla,
come raggio di sole in acqua mera.
  Or sappi che là entro si tranquilla
Raab; e a nostr'ordine congiunta,
di lei nel sommo grado si sigilla.
  Da questo cielo, in cui l'ombra s'appunta
che 'l vostro mondo face, pria ch'altr'alma
del triunfo di Cristo fu assunta.
  Ben si convenne lei lasciar per palma
in alcun cielo de l'alta vittoria
che s'acquistò con l'una e l'altra palma,
  perch'ella favorò la prima gloria
di Iosuè in su la Terra Santa,
che poco tocca al papa la memoria.
  La tua città, che di colui è pianta
che pria volse le spalle al suo fattore
e di cui è la 'nvidia tanto pianta,
  produce e spande il maladetto fiore
c'ha disviate le pecore e li agni,
però che fatto ha lupo del pastore.
  Per questo l'Evangelio e i dottor magni
son derelitti, e solo ai Decretali
si studia, sì che pare a' lor vivagni.
  A questo intende il papa e ' cardinali;
non vanno i lor pensieri a Nazarette,
là dove Gabriello aperse l'ali.
  Ma Vaticano e l'altre parti elette
di Roma che son state cimitero
a la milizia che Pietro seguette,
  tosto libere fien de l'avoltero».

1


4


7


10


13


16


19


22


25


28


31


34


37


40


43


46


49


52


55


58


61


64


67


70


73


76


79


82


85


88


91


94


97


100


103


106


109


112


115


118


121


124


127


130


133


136


139


142



  Beautiful Clemence, after that thy Charles
Had me enlightened, he narrated to me
The treacheries his seed should undergo;
  But said: “Be still and let the years roll round”;
So I can only say, that lamentation
Legitimate shall follow on your wrongs.
  And of that holy light the life already
Had to the Sun which fills it turned again,
As to that good which for each thing sufficeth.
  Ah, souls deceived, and creatures impious,
Who from such good do turn away your hearts,
Directing upon vanity your foreheads!
  And now, behold, another of those splendours
Approached me, and its will to pleasure me
It signified by brightening outwardly.
  The eyes of Beatrice, that fastened were
Upon me, as before, of dear assent
To my desire assurance gave to me.
  “Ah, bring swift compensation to my wish,
Thou blessed spirit”, I said, “and give me proof
That what I think in thee I can reflect!”.
  Whereat the light, that still was new to me,
Out of its depths, whence it before was singing,
As one delighted to do good, continued:
  “Within that region of the land depraved
Of Italy, that lies between Rialto
And fountain-heads of Brenta and of Piava,
  Rises a hill, and mounts not very high,
Wherefrom descended formerly a torch
That made upon that region great assault.
  Out of one root were born both I and it;
Cunizza was I called, and here I shine
Because the splendour of this star o'ercame me.
  But gladly to myself the cause I pardon
Of my allotment, and it does not grieve me;
Which would perhaps seem strong unto your vulgar.
  Of this so luculent and precious jewel,
Which of our heaven is nearest unto me,
Great fame remained; and ere it die away
  This hundredth year shall yet quintupled be.
See if man ought to make him excellent,
So that another life the first may leave!
  And thus thinks not the present multitude
Shut in by Adige and Tagliamento,
Nor yet for being scourged is penitent.
  But soon 'twill be that Padua in the marsh
Will change the water that Vicenza bathes,
Because the folk are stubborn against duty;
  And where the Sile and Cagnano join
One lordeth it, and goes with lofty head,
For catching whom e'en now the net is making.
  Feltro moreover of her impious pastor
Shall weep the crime, which shall so monstrous be
That for the like none ever entered Malta.
  Ample exceedingly would be the vat
That of the Ferrarese could hold the blood,
And weary who should weigh it ounce by ounce,
  Of which this courteous priest shall make a gift
To show himself a partisan; and such gifts
Will to the living of the land conform.
  Above us there are mirrors, Thrones you call them,
From which shines out on us God Judicant,
So that this utterance seems good to us”.
  Here it was silent, and it had the semblance
Of being turned elsewhither, by the wheel
On which it entered as it was before.
  The other joy, already known to me,
Became a thing transplendent in my sight,
As a fine ruby smitten by the sun.
  Through joy effulgence is acquired above,
As here a smile; but down below, the shade
Outwardly darkens, as the mind is sad.
  “God seeth all things, and in Him, blest spirit,
Thy sight is”, said I, “so that never will
Of his can possibly from thee be hidden;
  Thy voice, then, that for ever makes the heavens
Glad, with the singing of those holy fires
Which of their six wings make themselves a cowl,
  Wherefore does it not satisfy my longings?
Indeed, I would not wait thy questioning
If I in thee were as thou art in me”.
  “The greatest of the valleys where the water
Expands itself”, forthwith its words began,
“That sea excepted which the earth engarlands,
  Between discordant shores against the sun
Extends so far, that it meridian makes
Where it was wont before to make the horizon.
  I was a dweller on that valley's shore
'Twixt Ebro and Magra that with journey short
Doth from the Tuscan part the Genoese.
  With the same sunset and same sunrise nearly
Sit Buggia and the city whence I was,
That with its blood once made the harbour hot.
  Folco that people called me unto whom
My name was known; and now with me this heaven
Imprints itself, as I did once with it;
  For more the daughter of Belus never burned,
Offending both Sichaeus and Creusa,
Than I, so long as it became my locks,
  Nor yet that Rodophean, who deluded
was by Demophoon, nor yet Alcides,
When Iole he in his heart had locked.
  Yet here is no repenting, but we smile,
Not at the fault, which comes not back to mind,
But at the power which ordered and foresaw.
  Here we behold the art that doth adorn
With such affection, and the good discover
Whereby the world above turns that below.
  But that thou wholly satisfied mayst bear
Thy wishes hence which in this sphere are born,
Still farther to proceed behoveth me.
  Thou fain wouldst know who is within this light
That here beside me thus is scintillating,
Even as a sunbeam in the limpid water.
  Then know thou, that within there is at rest
Rahab, and being to our order joined,
With her in its supremest grade 'tis sealed.
  Into this heaven, where ends the shadowy cone
Cast by your world, before all other souls
First of Christ's triumph was she taken up.
  Full meet it was to leave her in some heaven,
Even as a palm of the high victory
Which he acquired with one palm and the other,
  Because she favoured the first glorious deed
Of Joshua upon the Holy Land,
That little stirs the memory of the Pope.
  Thy city, which an offshoot is of him
Who first upon his Maker turned his back,
And whose ambition is so sorely wept,
  Brings forth and scatters the accursed flower
Which both the sheep and lambs hath led astray
Since it has turned the shepherd to a wolf.
  For this the Evangel and the mighty Doctors
Are derelict, and only the Decretals
So studied that it shows upon their margins.
  On this are Pope and Cardinals intent;
Their meditations reach not Nazareth,
There where his pinions Gabriel unfolded;
  But Vatican and the other parts elect
Of Rome, which have a cemetery been
Unto the soldiery that followed Peter
  Shall soon be free from this adultery”.
Canto IX