«Osanna, sanctus Deus sabaòth, superillustrans claritate tua felices ignes horum malacòth». Così, volgendosi a la nota sua, fu viso a me cantare essa sustanza, sopra la qual doppio lume s'addua: ed essa e l'altre mossero a sua danza, e quasi velocissime faville, mi si velar di sùbita distanza. Io dubitava e dicea 'Dille, dille!' fra me, 'dille', dicea, 'a la mia donna che mi diseta con le dolci stille'. Ma quella reverenza che s'indonna di tutto me, pur per Be e per ice, mi richinava come l'uom ch'assonna. Poco sofferse me cotal Beatrice e cominciò, raggiandomi d'un riso tal, che nel foco faria l'uom felice: «Secondo mio infallibile avviso, come giusta vendetta giustamente punita fosse, t'ha in pensier miso; ma io ti solverò tosto la mente; e tu ascolta, ché le mie parole di gran sentenza ti faran presente. Per non soffrire a la virtù che vole freno a suo prode, quell'uom che non nacque, dannando sé, dannò tutta sua prole; onde l'umana specie inferma giacque giù per secoli molti in grande errore, fin ch'al Verbo di Dio discender piacque u' la natura, che dal suo fattore s'era allungata, unì a sé in persona con l'atto sol del suo etterno amore. Or drizza il viso a quel ch'or si ragiona: questa natura al suo fattore unita, qual fu creata, fu sincera e buona; ma per sé stessa pur fu ella sbandita di paradiso, però che si torse da via di verità e da sua vita. La pena dunque che la croce porse s'a la natura assunta si misura, nulla già mai sì giustamente morse; e così nulla fu di tanta ingiura, guardando a la persona che sofferse, in che era contratta tal natura. Però d'un atto uscir cose diverse: ch'a Dio e a' Giudei piacque una morte; per lei tremò la terra e 'l ciel s'aperse. Non ti dee oramai parer più forte, quando si dice che giusta vendetta poscia vengiata fu da giusta corte. Ma io veggi' or la tua mente ristretta di pensiero in pensier dentro ad un nodo, del qual con gran disio solver s'aspetta. Tu dici: Ben discerno ciò ch'i' odo; ma perché Dio volesse, m'è occulto, a nostra redenzion pur questo modo. Questo decreto, frate, sta sepulto a li occhi di ciascuno il cui ingegno ne la fiamma d'amor non è adulto. Veramente, però ch'a questo segno molto si mira e poco si discerne, dirò perché tal modo fu più degno. La divina bontà, che da sé sperne ogne livore, ardendo in sé, sfavilla sì che dispiega le bellezze etterne. Ciò che da lei sanza mezzo distilla non ha poi fine, perché non si move la sua imprenta quand'ella sigilla. Ciò che da essa sanza mezzo piove libero è tutto, perché non soggiace a la virtute de le cose nove. Più l'è conforme, e però più le piace; ché l'ardor santo ch'ogne cosa raggia, ne la più somigliante è più vivace. Di tutte queste dote s'avvantaggia l'umana creatura; e s'una manca, di sua nobilità convien che caggia. Solo il peccato è quel che la disfranca e falla dissìmile al sommo bene, per che del lume suo poco s'imbianca; e in sua dignità mai non rivene, se non riempie, dove colpa vòta, contra mal dilettar con giuste pene. Vostra natura, quando peccò tota nel seme suo, da queste dignitadi, come di paradiso, fu remota; né ricovrar potiensi, se tu badi ben sottilmente, per alcuna via, sanza passar per un di questi guadi: o che Dio solo per sua cortesia dimesso avesse, o che l'uom per sé isso avesse sodisfatto a sua follia. Ficca mo l'occhio per entro l'abisso de l'etterno consiglio, quanto puoi al mio parlar distrettamente fisso. Non potea l'uomo ne' termini suoi mai sodisfar, per non potere ir giuso con umiltate obediendo poi, quanto disobediendo intese ir suso; e questa è la cagion per che l'uom fue da poter sodisfar per sé dischiuso. Dunque a Dio convenia con le vie sue riparar l'omo a sua intera vita, dico con l'una, o ver con amendue. Ma perché l'ovra tanto è più gradita da l'operante, quanto più appresenta de la bontà del core ond'ell'è uscita, la divina bontà che 'l mondo imprenta, di proceder per tutte le sue vie, a rilevarvi suso, fu contenta. Né tra l'ultima notte e 'l primo die sì alto o sì magnifico processo, o per l'una o per l'altra, fu o fie: ché più largo fu Dio a dar sé stesso per far l'uom sufficiente a rilevarsi, che s'elli avesse sol da sé dimesso; e tutti li altri modi erano scarsi a la giustizia, se 'l Figliuol di Dio non fosse umiliato ad incarnarsi. Or per empierti bene ogni disio, ritorno a dichiararti in alcun loco, perché tu veggi lì così com'io. Tu dici: Io veggio l'acqua, io veggio il foco, l'aere e la terra e tutte lor misture venire a corruzione, e durar poco; e queste cose pur furon creature; per che, se ciò ch'è detto è stato vero, esser dovrien da corruzion sicure. Li angeli, frate, e 'l paese sincero nel qual tu se', dir si posson creati, sì come sono, in loro essere intero; ma li elementi che tu hai nomati e quelle cose che di lor si fanno da creata virtù sono informati. Creata fu la materia ch'elli hanno; creata fu la virtù informante in queste stelle che 'ntorno a lor vanno. L'anima d'ogne bruto e de le piante di complession potenziata tira lo raggio e 'l moto de le luci sante; ma vostra vita sanza mezzo spira la somma beninanza, e la innamora di sé sì che poi sempre la disira. E quinci puoi argomentare ancora vostra resurrezion, se tu ripensi come l'umana carne fessi allora che li primi parenti intrambo fensi». 1 4 7 10 13 16 19 22 25 28 31 34 37 40 43 46 49 52 55 58 61 64 67 70 73 76 79 82 85 88 91 94 97 100 103 106 109 112 115 118 121 124 127 130 133 136 139 142 145 148 “Osanna sanctus Deus Sabaoth, Superillustrans claritate tua Felices ignes horum malahoth!”. In this wise, to his melody returning, This substance, upon which a double light Doubles itself, was seen by me to sing, And to their dance this and the others moved, And in the manner of swift-hurrying sparks Veiled themselves from me with a sudden distance. Doubting was I, and saying, “Tell her, tell her”, Within me, “tell her”, saying, “tell my Lady”, Who slakes my thirst with her sweet effluences; And yet that reverence which doth lord it over The whole of me only by B and ICE, Bowed me again like unto one who drowses. Short while did Beatrice endure me thus; And she began, lighting me with a smile Such as would make one happy in the fire: “According to infallible advisement, After what manner a just vengeance justly Could be avenged has put thee upon thinking, But I will speedily thy mind unloose; And do thou listen, for these words of mine Of a great doctrine will a present make thee. By not enduring on the power that wills Curb for his good, that man who ne'er was born, Damning himself damned all his progeny; Whereby the human species down below Lay sick for many centuries in great error, Till to descend it pleased the Word of God To where the nature, which from its own Maker Estranged itself, he joined to him in person By the sole act of his eternal love. Now unto what is said direct thy sight; This nature when united to its Maker, Such as created, was sincere and good; But by itself alone was banished forth From Paradise, because it turned aside Out of the way of truth and of its life. Therefore the penalty the cross held out, If measured by the nature thus assumed, None ever yet with so great justice stung, And none was ever of so great injustice, Considering who the Person was that suffered, Within whom such a nature was contracted. From one act therefore issued things diverse; To God and to the Jews one death was pleasing; Earth trembled at it and the Heaven was opened. It should no longer now seem difficult To thee, when it is said that a just vengeance By a just court was afterward avenged. But now do I behold thy mind entangled From thought to thought within a knot, from which With great desire it waits to free itself. Thou sayest, 'Well discern I what I hear; But it is hidden from me why God willed For our redemption only this one mode.' Buried remaineth, brother, this decree Unto the eyes of every one whose nature Is in the flame of love not yet adult. Verily, inasmuch as at this mark One gazes long and little is discerned, Wherefore this mode was worthiest will I say. Goodness Divine, which from itself doth spurn All envy, burning in itself so sparkles That the eternal beauties it unfolds. Whate'er from this immediately distils Has afterwards no end, for ne'er removed Is its impression when it sets its seal. Whate'er from this immediately rains down Is wholly free, because it is not subject Unto the influences of novel things. The more conformed thereto, the more it pleases; For the blest ardour that irradiates all things In that most like itself is most vivacious. With all of these things has advantaged been The human creature; and if one be wanting, From his nobility he needs must fall. 'Tis sin alone which doth disfranchise him, And render him unlike the Good Supreme, So that he little with its light is blanched, And to his dignity no more returns, Unless he fill up where transgression empties With righteous pains for criminal delights. Your nature when it sinned so utterly In its own seed, out of these dignities Even as out of Paradise was driven, Nor could itself recover, if thou notest With nicest subtilty, by any way, Except by passing one of these two fords: Either that God through clemency alone Had pardon granted, or that man himself Had satisfaction for his folly made. Fix now thine eye deep into the abyss Of the eternal counsel, to my speech As far as may be fastened steadfastly! Man in his limitations had not power To satisfy, not having power to sink In his humility obeying then, Far as he disobeying thought to rise; And for this reason man has been from power Of satisfying by himself excluded. Therefore it God behoved in his own ways Man to restore unto his perfect life, I say in one, or else in both of them. But since the action of the doer is So much more grateful, as it more presents The goodness of the heart from which it issues, Goodness Divine, that doth imprint the world, Has been contented to proceed by each And all its ways to lift you up again; Nor 'twixt the first day and the final night Such high and such magnificent proceeding By one or by the other was or shall be; For God more bounteous was himself to give To make man able to uplift himself, Than if he only of himself had pardoned; And all the other modes were insufficient For justice, were it not the Son of God Himself had humbled to become incarnate. Now, to fill fully each desire of thine, Return I to elucidate one place, In order that thou there mayst see as I do. Thou sayst: 'I see the air, I see the fire, The water, and the earth, and all their mixtures Come to corruption, and short while endure; And these things notwithstanding were created;' Therefore if that which I have said were true, They should have been secure against corruption. The Angels, brother, and the land sincere In which thou art, created may be called Just as they are in their entire existence; But all the elements which thou hast named, And all those things which out of them are made, By a created virtue are informed. Created was the matter which they have; Created was the informing influence Within these stars that round about them go. The soul of every brute and of the plants By its potential temperament attracts The ray and motion of the holy lights; But your own life immediately inspires Supreme Beneficence, and enamours it So with herself, it evermore desires her. And thou from this mayst argue furthermore Your resurrection, if thou think again How human flesh was fashioned at that time When the first parents both of them were made”. Canto VII
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