Castello di Fenis
L'esistenza del castello appare documentata a partire dal sec. XIII, epoca in cui presentava presumibilmente solo la circolare torre colombaia e la torre quadrata, con una costruzione
residenziale ed una cinta muraria semplice.
Sarà quindi Aimone di Challant, nel sec. XIV, a trasformare il maniero in un ambizioso complesso architettonico dalle molte torri, con al centro un corpo abitativo pentagonale
ed una cinta muraria esterna.
Una nuova serie di costruzioni fu quindi avviata dal figlio di Aimone, Bonifacio I, già ispettore delle fortificazioni sabaude, che adattò l'edificio alle nuove esigenze
della vita cortese.
Venne effettuato un allineamento dei piani del corpo centrale e fu ricavato un nuovo piano dal sottotetto.
Le aggiunte ed i rimaneggiamenti diedero una maggiore fisionomia di residenza di rappresentanza, facendo assumere al cortile interno l'aspetto attuale, con due piani di ballatoi in
legno e il grande scalone semicircolare in pietra.
Fu questo il periodo di massimo splendore del castello, nel quale si aggiunse anche la preziosa decorazione a fresco del cortile e della cappella, attribuita a Giacomo Jaquerio, maestro
del gotico internazionale, e realizzata nella prima metà del Quattrocento.
In particolare, sullo scalone campeggia un S. Giorgio che uccide il drago, mentre lungo la balconata si susseguono immagini di saggi e profeti che dispiegano pergamene con sentenze
morali in francese antico.
Nella cappella, gli affreschi della Crocifissione e della Madonna della Misericordia, ai cui piedi sono rappresentati due gruppi di fedeli, laici e religiosi, tra i quali è possibile
riconoscere diverse figure dell'epoca, come il Papa e l'Imperatore, nonché alcuni membri della famiglia del committente.
Il castello appartenne agli Challant fino agli inizi del Settecento; seguì quindi un periodo di abbandono nel quale venne trasformato addirittura in cascina, utilizzando le sale
del pianterreno come stalle e il primo piano come fienile.
Acquistato nel 1895 da Alfredo d'Andrade, fu infine ampiamente restaurato, giungendo all'aspetto odierno.
Divenuto di proprietà dell'Amministrazione Regionale, ospita attualmente il Museo del Mobile Valdostano, con pregevoli arredi dei secoli XV e XVI, distribuiti fra le varie sale
in modo da riportare suggestivamente l'atmosfera del castello a quella originaria di aristocratica abitazione.
Castello di Issogne
La presenza ad Issogne di una residenza fortificata, sorta sul sito di una presumibile villa romana, è documentata da una bolla papale del 1151.
L'edificio fu infatti sede del vescovo di Aosta fino al 1379, quando fu ceduto agli Challant, che ne iniziarono la ristrutturazione, trasformandolo in un'elegante residenza tardo-gotica,
con una serie di torri e corpi di fabbrica cinti da mura difensive.
Alla fine del Quattrocento risalgono però i lavori che diedero al castello un carattere unitario, nonché gran parte dell'apparato decorativo, grazie alla costruzione di
elementi di raccordo tra le varie parti, con il corpo principale costituito da un palazzo a tre piani, collegati da una scala a chiocciola di pietra, con due ali laterali delimitanti un ampio cortile,
in cui si trova la famosa fontana del melograno.
Realizzata probabilmente in occasione delle nozze di Filiberto di Challant, nel 1502, la fontana presenta una vasca ottagonale di pietra con al centro un albero in ferro battuto, con
il fogliame di quercia, simbolo di resistenza, e i frutti di melograno, simbolo di fertilità.
Le pareti che si affacciano sul cortile sono decorate con simboli araldici a celebrazione della casata, mentre il portico che vi si apre presenta una decorazione geometrica sulle crociere,
con lunette affrescate a soggetti popolari, dalle gustose scene di vita quotidiana e di attività bottegaie ed artigiane, probabilmente ad evidenziare la pace e la prosperità sotto il buongoverno
della signoria.
Dello stesso autore, che si firma come "Magister Collinus", sono gli affreschi della cappella al primo piano, nonché le ante del polittico d'altare, con scene della Natività,
dei profeti, degli apostoli e dei dottori della Chiesa.
Al pianterreno si trova la Sala di Giustizia, ambiente principale del castello, con un finto loggiato sorretto da colonne di marmo, alabastro e cristallo ed affrescato con scene di
caccia, di vita cortese e paesaggi nordici di scuola franco-fiamminga.
Tra le stanze dei piani superiori, di particolare interesse sono quella della Contessa, con l'oratorio ornato di pitture, quella del Conte Renato, di Giorgio di Chaillant, detta dei
Cavalieri di San Maurizio per via delle croci dell'Ordine che decorano il soffitto, e la Sala del re di Francia, che avrebbe ospitato Carlo VIII durante il suo passaggio in Italia nel 1494, e che infatti
presenta un camino decorato con l'insegna a gigli d'oro ed il motto "Vive le Roi".
Altri ambienti interessanti, nella parte più antica dell'edificio, sono la Camera della Torre e la Camera dell'Imperatore, in cui forse soggiornò Sigismondo di Lussemburgo,
nel 1414.
L'attuale ambientazione del castello è dovuta al pittore Vittorio Avondo che lo acquistò nel 1872, restaurandolo minuziosamente e recuperando parte dell'antico arredamento,
o reintegrandolo con mobilio in stile.
Il monumento passò successivamente allo Stato Italiano ed è oggi di proprietà dell'Amministrazione della Regione Valle d'Aosta.