Il Duomo di Orvieto
La costruzione della cattedrale iniziò nel 1290 per volontà di papa Niccolò IV a celebrazione del miracolo di Bolsena, per ospitarvi il sacro lino del "corporale"
su cui sarebbe gocciolato il sangue dall'ostia consacrata.
Il progetto originale dell'edificio è attribuito ad Arnolfo di Cambio, ma l'impronta caratteristica della costruzione è dovuta a Lorenzo Maitani, che diresse i lavori
dal 1310.
In particolare al Maitani è dovuta l'ideazione della straordinaria facciata, interpretata come un trittico policromo, ricco di preziosi mosaici e sculture.
I maestri che si succedettero nella prosecuzione dei lavori mantennero sostanzialmente la linea progettuale originaria, pur con aggiunte e rivisitazioni vicine al gusto delle epoche
successive.
Ad Andrea di Cione, detto l'Orcagna, viene attribuito il magnifico rosone centrale, della metà del '300, mentre gli elementi decorativi che lo circondano, ed in particolare le
dodici edicole soprastanti, sono già di ispirazione rinascimentale.
La facciata verrà quindi completata in pieno '500, con l'erezione delle tre cuspidi, anche se i mosaici verranno rimaneggiati fino al '700.
L'insieme, pur eseguito nell'arco di diversi secoli, mantiene peraltro esemplare equilibrio ed armonia di linee, con un andamento stilistico del tutto omogeneo ed un nitore di forme
e di colori tale da renderlo uno dei più straordinari gioielli dell'arte gotica.
L'interno basilicale a tre navate, di cui la centrale coperta da capriate lignee, presenta una decorazione a fasce orizzontali bianche e nere, legata ai modelli senesi.
Numerose le opere d'arte custodite dal Duomo, distribuite soprattutto nelle splendide cappelle.
In particolare, capolavoro assoluto dell'oreficeria medievale è il Reliquiario del Corporale, tripartito come la facciata della chiesa, che presenta trentadue raffinatissime
scene in oro, argento e smalto translucido, narranti le Storie del Corporale e della Passione di Cristo.
Celeberrima, quindi, la decorazione pittorica della Cappella di San Brizio, con affreschi del Beato Angelico, e soprattutto di Luca Signorelli, che vi rappresentò le grandiose
scene del Giudizio Universale, dell'Inferno e del Paradiso.