Sustart
Illustrations by Gustave Doré (1832-1883)

  Se mai continga che 'l poema sacro
al quale ha posto mano e cielo e terra,
sì che m'ha fatto per molti anni macro,
  vinca la crudeltà che fuor mi serra
del bello ovile ov'io dormi' agnello,
nimico ai lupi che li danno guerra;
  con altra voce omai, con altro vello
ritornerò poeta, e in sul fonte
del mio battesmo prenderò 'l cappello;
  però che ne la fede, che fa conte
l'anime a Dio, quivi intra' io, e poi
Pietro per lei sì mi girò la fronte.
  Indi si mosse un lume verso noi
di quella spera ond'uscì la primizia
che lasciò Cristo d'i vicari suoi;
  e la mia donna, piena di letizia,
mi disse: «Mira, mira: ecco il barone
per cui là giù si vicita Galizia».
  Sì come quando il colombo si pone
presso al compagno, l'uno a l'altro pande,
girando e mormorando, l'affezione;
  così vid'io l'un da l'altro grande
principe glorioso essere accolto,
laudando il cibo che là sù li prande.
  Ma poi che 'l gratular si fu assolto,
tacito coram me ciascun s'affisse,
ignito sì che vincea 'l mio volto.
  Ridendo allora Beatrice disse:
«Inclita vita per cui la larghezza
de la nostra basilica si scrisse,
  fa risonar la spene in questa altezza:
tu sai, che tante fiate la figuri,
quante Iesù ai tre fé più carezza».
  «Leva la testa e fa che t'assicuri:
che ciò che vien qua sù del mortal mondo,
convien ch'ai nostri raggi si maturi».
  Questo conforto del foco secondo
mi venne; ond'io levai li occhi a' monti
che li 'ncurvaron pria col troppo pondo.
  «Poi che per grazia vuol che tu t'affronti
lo nostro Imperadore, anzi la morte,
ne l'aula più secreta co' suoi conti,
  sì che, veduto il ver di questa corte,
la spene, che là giù bene innamora,
in te e in altrui di ciò conforte,
  di' quel ch'ell'è, di' come se ne 'nfiora
la mente tua, e dì onde a te venne».
Così seguì 'l secondo lume ancora.
  E quella pia che guidò le penne
de le mie ali a così alto volo,
a la risposta così mi prevenne:
  «La Chiesa militante alcun figliuolo
non ha con più speranza, com'è scritto
nel Sol che raggia tutto nostro stuolo:
  però li è conceduto che d'Egitto
vegna in Ierusalemme per vedere,
anzi che 'l militar li sia prescritto.
  Li altri due punti, che non per sapere
son dimandati, ma perch'ei rapporti
quanto questa virtù t'è in piacere,
  a lui lasc'io, ché non li saran forti
né di iattanza; ed elli a ciò risponda,
e la grazia di Dio ciò li comporti».
  Come discente ch'a dottor seconda
pronto e libente in quel ch'elli è esperto,
perché la sua bontà si disasconda,
  «Spene», diss'io, «è uno attender certo
de la gloria futura, il qual produce
grazia divina e precedente merto.
  Da molte stelle mi vien questa luce;
ma quei la distillò nel mio cor pria
che fu sommo cantor del sommo duce.
  'Sperino in te', ne la sua teodìa
dice, 'color che sanno il nome tuo':
e chi nol sa, s'elli ha la fede mia?
  Tu mi stillasti, con lo stillar suo,
ne la pistola poi; sì ch'io son pieno,
e in altrui vostra pioggia repluo».
  Mentr' io diceva, dentro al vivo seno
di quello incendio tremolava un lampo
sùbito e spesso a guisa di baleno.
  Indi spirò: «L'amore ond'io avvampo
ancor ver' la virtù che mi seguette
infin la palma e a l'uscir del campo,
  vuol ch'io respiri a te che ti dilette
di lei; ed emmi a grato che tu diche
quello che la speranza ti 'mpromette».
  E io: «Le nove e le scritture antiche
pongon lo segno, ed esso lo mi addita,
de l'anime che Dio s'ha fatte amiche.
  Dice Isaia che ciascuna vestita
ne la sua terra fia di doppia vesta:
e la sua terra è questa dolce vita;
  e 'l tuo fratello assai vie più digesta,
là dove tratta de le bianche stole,
questa revelazion ci manifesta».
  E prima, appresso al fin d'este parole,
'Sperent in te' di sopr'a noi s'udì;
a che rispuoser tutte le carole.
  Poscia tra esse un lume si schiarì
sì che, se 'l Cancro avesse un tal cristallo,
l'inverno avrebbe un mese d'un sol dì.
  E come surge e va ed entra in ballo
vergine lieta, sol per fare onore
a la novizia, non per alcun fallo,
  così vid'io lo schiarato splendore
venire a' due che si volgieno a nota
qual conveniesi al loro ardente amore.
  Misesi lì nel canto e ne la rota;
e la mia donna in lor tenea l'aspetto,
pur come sposa tacita e immota.
  «Questi è colui che giacque sopra 'l petto
del nostro pellicano, e questi fue
di su la croce al grande officio eletto».
  La donna mia così; né però piùe
mosser la vista sua di stare attenta
poscia che prima le parole sue.
  Qual è colui ch'adocchia e s'argomenta
di vedere eclissar lo sole un poco,
che, per veder, non vedente diventa;
  tal mi fec'io a quell'ultimo foco
mentre che detto fu: «Perché t'abbagli
per veder cosa che qui non ha loco?
  In terra è terra il mio corpo, e saragli
tanto con li altri, che 'l numero nostro
con l'etterno proposito s'agguagli.
  Con le due stole nel beato chiostro
son le due luci sole che saliro;
e questo apporterai nel mondo vostro».
  A questa voce l'infiammato giro
si quietò con esso il dolce mischio
che si facea nel suon del trino spiro,
  sì come, per cessar fatica o rischio,
li remi, pria ne l'acqua ripercossi,
tutti si posano al sonar d'un fischio.
  Ahi quanto ne la mente mi commossi,
quando mi volsi per veder Beatrice,
per non poter veder, benché io fossi
  presso di lei, e nel mondo felice!

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  If e'er it happen that the Poem Sacred,
To which both heaven and earth have set their hand,
So that it many a year hath made me lean,
  O'ercome the cruelty that bars me out
From the fair sheepfold, where a lamb I slumbered,
An enemy to the wolves that war upon it,
  With other voice forthwith, with other fleece
Poet will I return, and at my font
Baptismal will I take the laurel crown;
  Because into the Faith that maketh known
All souls to God there entered I, and then
Peter for her sake thus my brow encircled.
  Thereafterward towards us moved a light
Out of that band whence issued the first-fruits
Which of his vicars Christ behind him left,
  And then my Lady, full of ecstasy,
Said unto me: “Look, look! behold the Baron
For whom below Galicia is frequented”.
  In the same way as, when a dove alights
Near his companion, both of them pour forth,
Circling about and murmuring, their affection,
  So one beheld I by the other grand
Prince glorified to be with welcome greeted,
Lauding the food that there above is eaten.
  But when their gratulations were complete,
Silently 'coram me' each one stood still,
So incandescent it o'ercame my sight.
  Smiling thereafterwards, said Beatrice:
“Illustrious life, by whom the benefactions
Of our Basilica have been described,
  Make Hope resound within this altitude;
Thou knowest as oft thou dost personify it
As Jesus to the three gave greater clearness."--
  “Lift up thy head, and make thyself assured;
For what comes hither from the mortal world
Must needs be ripened in our radiance”.
  This comfort came to me from the second fire;
Wherefore mine eyes I lifted to the hills,
Which bent them down before with too great weight.
  “Since, through his grace, our Emperor wills that thou
Shouldst find thee face to face, before thy death,
In the most secret chamber, with his Counts,
  So that, the truth beholden of this court,
Hope, which below there rightfully enamours,
Thereby thou strengthen in thyself and others,
  Say what it is, and how is flowering with it
Thy mind, and say from whence it came to thee”.
Thus did the second light again continue.
  And the Compassionate, who piloted
The plumage of my wings in such high flight,
Did in reply anticipate me thus:
  “No child whatever the Church Militant
Of greater hope possesses, as is written
In that Sun which irradiates all our band;
  Therefore it is conceded him from Egypt
To come into Jerusalem to see,
Or ever yet his warfare be completed.
  The two remaining points, that not for knowledge
Have been demanded, but that he report
How much this virtue unto thee is pleasing,
  To him I leave; for hard he will not find them,
Nor of self-praise; and let him answer them;
And may the grace of God in this assist him!”.
  As a disciple, who his teacher follows,
Ready and willing, where he is expert,
That his proficiency may be displayed,
  “Hope”, said I, “is the certain expectation
Of future glory, which is the effect
Of grace divine and merit precedent.
  From many stars this light comes unto me;
But he instilled it first into my heart
Who was chief singer unto the chief captain.
  'Sperent in te,' in the high Theody
He sayeth, 'those who know thy name;' and who
Knoweth it not, if he my faith possess?
  Thou didst instil me, then, with his instilling
In the Epistle, so that I am full,
And upon others rain again your rain”.
  While I was speaking, in the living bosom
Of that combustion quivered an effulgence,
Sudden and frequent, in the guise of lightning;
  Then breathed: “The love wherewith I am inflamed
Towards the virtue still which followed me
Unto the palm and issue of the field,
  Wills that I breathe to thee that thou delight
In her; and grateful to me is thy telling
Whatever things Hope promises to thee”.
  And I: “The ancient Scriptures and the new
The mark establish, and this shows it me,
Of all the souls whom God hath made his friends.
  Isaiah saith, that each one garmented
In his own land shall be with twofold garments,
And his own land is this delightful life.
  Thy brother, too, far more explicitly,
There where he treateth of the robes of white,
This revelation manifests to us”.
  And first, and near the ending of these words,
“Sperent in te” from over us was heard,
To which responsive answered all the carols.
  Thereafterward a light among them brightened,
So that, if Cancer one such crystal had,
Winter would have a month of one sole day.
  And as uprises, goes, and enters the dance
A winsome maiden, only to do honour
To the new bride, and not from any failing,
  Even thus did I behold the brightened splendour
Approach the two, who in a wheel revolved
As was beseeming to their ardent love.
  Into the song and music there it entered;
And fixed on them my Lady kept her look,
Even as a bride silent and motionless.
  “This is the one who lay upon the breast
Of him our Pelican; and this is he
To the great office from the cross elected”.
  My Lady thus; but therefore none the more
Did move her sight from its attentive gaze
Before or afterward these words of hers.
  Even as a man who gazes, and endeavours
To see the eclipsing of the sun a little,
And who, by seeing, sightless doth become,
  So I became before that latest fire,
While it was said, “Why dost thou daze thyself
To see a thing which here hath no existence?
  Earth in the earth my body is, and shall be
With all the others there, until our number
With the eternal proposition tallies.
  With the two garments in the blessed cloister
Are the two lights alone that have ascended:
And this shalt thou take back into your world”.
  And at this utterance the flaming circle
Grew quiet, with the dulcet intermingling
Of sound that by the trinal breath was made,
  As to escape from danger or fatigue
The oars that erst were in the water beaten
Are all suspended at a whistle's sound.
  Ah, how much in my mind was I disturbed,
When I turned round to look on Beatrice,
That her I could not see, although I was
  Close at her side and in the Happy World!
Canto XXV