Sustart
Illustrations by Gustave Doré (1832-1883)

  Oppresso di stupore, a la mia guida
mi volsi, come parvol che ricorre
sempre colà dove più si confida;
  e quella, come madre che soccorre
sùbito al figlio palido e anelo
con la sua voce, che 'l suol ben disporre,
  mi disse: «Non sai tu che tu se' in cielo?
e non sai tu che 'l cielo è tutto santo,
e ciò che ci si fa vien da buon zelo?
  Come t'avrebbe trasmutato il canto,
e io ridendo, mo pensar lo puoi,
poscia che 'l grido t'ha mosso cotanto;
  nel qual, se 'nteso avessi i prieghi suoi,
già ti sarebbe nota la vendetta
che tu vedrai innanzi che tu muoi.
  La spada di qua sù non taglia in fretta
né tardo, ma' ch'al parer di colui
che disiando o temendo l'aspetta.
  Ma rivolgiti omai inverso altrui;
ch'assai illustri spiriti vedrai,
se com'io dico l'aspetto redui».
  Come a lei piacque, li occhi ritornai,
e vidi cento sperule che 'nsieme
più s'abbellivan con mutui rai.
  Io stava come quei che 'n sé repreme
la punta del disio, e non s'attenta
di domandar, sì del troppo si teme;
  e la maggiore e la più luculenta
di quelle margherite innanzi fessi,
per far di sé la mia voglia contenta.
  Poi dentro a lei udi' : «Se tu vedessi
com'io la carità che tra noi arde,
li tuoi concetti sarebbero espressi.
  Ma perché tu, aspettando, non tarde
a l'alto fine, io ti farò risposta
pur al pensier, da che sì ti riguarde.
  Quel monte a cui Cassino è ne la costa
fu frequentato già in su la cima
da la gente ingannata e mal disposta;
  e quel son io che sù vi portai prima
lo nome di colui che 'n terra addusse
la verità che tanto ci soblima;
  e tanta grazia sopra me relusse,
ch'io ritrassi le ville circunstanti
da l'empio cólto che 'l mondo sedusse.
  Questi altri fuochi tutti contemplanti
uomini fuoro, accesi di quel caldo
che fa nascere i fiori e ' frutti santi.
  Qui è Maccario, qui è Romoaldo,
qui son li frati miei che dentro ai chiostri
fermar li piedi e tennero il cor saldo».
  E io a lui: «L'affetto che dimostri
meco parlando, e la buona sembianza
ch'io veggio e noto in tutti li ardor vostri,
  così m'ha dilatata mia fidanza,
come 'l sol fa la rosa quando aperta
tanto divien quant'ell'ha di possanza.
  Però ti priego, e tu, padre, m'accerta
s'io posso prender tanta grazia, ch'io
ti veggia con imagine scoverta».
  Ond'elli: «Frate, il tuo alto disio
s'adempierà in su l'ultima spera,
ove s'adempion tutti li altri e 'l mio.
  Ivi è perfetta, matura e intera
ciascuna disianza; in quella sola
è ogne parte là ove sempr'era,
  perché non è in loco e non s'impola;
e nostra scala infino ad essa varca,
onde così dal viso ti s'invola.
  Infin là sù la vide il patriarca
Iacobbe porger la superna parte,
quando li apparve d'angeli sì carca.
  Ma, per salirla, mo nessun diparte
da terra i piedi, e la regola mia
rimasa è per danno de le carte.
  Le mura che solieno esser badia
fatte sono spelonche, e le cocolle
sacca son piene di farina ria.
  Ma grave usura tanto non si tolle
contra 'l piacer di Dio, quanto quel frutto
che fa il cor de' monaci sì folle;
  ché quantunque la Chiesa guarda, tutto
è de la gente che per Dio dimanda;
non di parenti né d'altro più brutto.
  La carne d'i mortali è tanto blanda,
che giù non basta buon cominciamento
dal nascer de la quercia al far la ghianda.
  Pier cominciò sanz'oro e sanz'argento,
e io con orazione e con digiuno,
e Francesco umilmente il suo convento;
  e se guardi 'l principio di ciascuno,
poscia riguardi là dov'è trascorso,
tu vederai del bianco fatto bruno.
  Veramente Iordan vòlto retrorso
più fu, e 'l mar fuggir, quando Dio volse,
mirabile a veder che qui 'l soccorso».
  Così mi disse, e indi si raccolse
al suo collegio, e 'l collegio si strinse;
poi, come turbo, in sù tutto s'avvolse.
  La dolce donna dietro a lor mi pinse
con un sol cenno su per quella scala,
sì sua virtù la mia natura vinse;
  né mai qua giù dove si monta e cala
naturalmente, fu sì ratto moto
ch'agguagliar si potesse a la mia ala.
  S'io torni mai, lettore, a quel divoto
triunfo per lo quale io piango spesso
le mie peccata e 'l petto mi percuoto,
  tu non avresti in tanto tratto e messo
nel foco il dito, in quant'io vidi 'l segno
che segue il Tauro e fui dentro da esso.
  O gloriose stelle, o lume pregno
di gran virtù, dal quale io riconosco
tutto, qual che si sia, il mio ingegno,
  con voi nasceva e s'ascondeva vosco
quelli ch'è padre d'ogne mortal vita,
quand'io senti' di prima l'aere tosco;
  e poi, quando mi fu grazia largita
d'entrar ne l'alta rota che vi gira,
la vostra region mi fu sortita.
  A voi divotamente ora sospira
l'anima mia, per acquistar virtute
al passo forte che a sé la tira.
  «Tu se' sì presso a l'ultima salute»,
cominciò Beatrice, «che tu dei
aver le luci tue chiare e acute;
  e però, prima che tu più t'inlei,
rimira in giù, e vedi quanto mondo
sotto li piedi già esser ti fei;
  sì che 'l tuo cor, quantunque può, giocondo
s'appresenti a la turba triunfante
che lieta vien per questo etera tondo».
  Col viso ritornai per tutte quante
le sette spere, e vidi questo globo
tal, ch'io sorrisi del suo vil sembiante;
  e quel consiglio per migliore approbo
che l'ha per meno; e chi ad altro pensa
chiamar si puote veramente probo.
  Vidi la figlia di Latona incensa
sanza quell'ombra che mi fu cagione
per che già la credetti rara e densa.
  L'aspetto del tuo nato, Iperione,
quivi sostenni, e vidi com'si move
circa e vicino a lui Maia e Dione.
  Quindi m'apparve il temperar di Giove
tra 'l padre e 'l figlio: e quindi mi fu chiaro
il variar che fanno di lor dove;
  e tutti e sette mi si dimostraro
quanto son grandi e quanto son veloci
e come sono in distante riparo.
  L'aiuola che ci fa tanto feroci,
volgendom'io con li etterni Gemelli,
tutta m'apparve da' colli a le foci;
  poscia rivolsi li occhi a li occhi belli.

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  Oppressed with stupor, I unto my guide
Turned like a little child who always runs
For refuge there where he confideth most;
  And she, even as a mother who straightway
Gives comfort to her pale and breathless boy
With voice whose wont it is to reassure him,
  Said to me: “Knowest thou not thou art in heaven,
And knowest thou not that heaven is holy all
And what is done here cometh from good zeal?
  After what wise the singing would have changed thee
And I by smiling, thou canst now imagine,
Since that the cry has startled thee so much,
  In which if thou hadst understood its prayers
Already would be known to thee the vengeance
Which thou shalt look upon before thou diest.
  The sword above here smiteth not in haste
Nor tardily, howe'er it seem to him
Who fearing or desiring waits for it.
  But turn thee round towards the others now,
For very illustrious spirits shalt thou see,
If thou thy sight directest as I say”.
  As it seemed good to her mine eyes I turned,
And saw a hundred spherules that together
With mutual rays each other more embellished.
  I stood as one who in himself represses
The point of his desire, and ventures not
To question, he so feareth the too much.
  And now the largest and most luculent
Among those pearls came forward, that it might
Make my desire concerning it content.
  Within it then I heard: “If thou couldst see
Even as myself the charity that burns
Among us, thy conceits would be expressed;
  But, that by waiting thou mayst not come late
To the high end, I will make answer even
Unto the thought of which thou art so chary.
  That mountain on whose slope Cassino stands
Was frequented of old upon its summit
By a deluded folk and ill-disposed;
  And I am he who first up thither bore
The name of Him who brought upon the earth
The truth that so much sublimateth us.
  And such abundant grace upon me shone
That all the neighbouring towns I drew away
From the impious worship that seduced the world.
  These other fires, each one of them, were men
Contemplative, enkindled by that heat
Which maketh holy flowers and fruits spring up.
  Here is Macarius, here is Romualdus,
Here are my brethren, who within the cloisters
Their footsteps stayed and kept a steadfast heart”.
  And I to him: “The affection which thou showest
Speaking with me, and the good countenance
Which I behold and note in all your ardours,
  In me have so my confidence dilated
As the sun doth the rose, when it becomes
As far unfolded as it hath the power.
  Therefore I pray, and thou assure me, father,
If I may so much grace receive, that I
May thee behold with countenance unveiled”.
  He thereupon: “Brother, thy high desire
In the remotest sphere shall be fulfilled,
Where are fulfilled all others and my own.
  There perfect is, and ripened, and complete,
Every desire; within that one alone
Is every part where it has always been;
  For it is not in space, nor turns on poles,
And unto it our stairway reaches up,
Whence thus from out thy sight it steals away.
  Up to that height the Patriarch Jacob saw it
Extending its supernal part, what time
So thronged with angels it appeared to him.
  But to ascend it now no one uplifts
His feet from off the earth, and now my Rule
Below remaineth for mere waste of paper.
  The walls that used of old to be an Abbey
Are changed to dens of robbers, and the cowls
Are sacks filled full of miserable flour.
  But heavy usury is not taken up
So much against God's pleasure as that fruit
Which maketh so insane the heart of monks;
  For whatsoever hath the Church in keeping
Is for the folk that ask it in God's name,
Not for one's kindred or for something worse.
  The flesh of mortals is so very soft,
That good beginnings down below suffice not
From springing of the oak to bearing acorns.
  Peter began with neither gold nor silver,
And I with orison and abstinence,
And Francis with humility his convent.
  And if thou lookest at each one's beginning,
And then regardest whither he has run,
Thou shalt behold the white changed into brown.
  In verity the Jordan backward turned,
And the sea's fleeing, when God willed were more
A wonder to behold, than succour here”.
  Thus unto me he said; and then withdrew
To his own band, and the band closed together;
Then like a whirlwind all was upward rapt.
  The gentle Lady urged me on behind them
Up o'er that stairway by a single sign,
So did her virtue overcome my nature;
  Nor here below, where one goes up and down
By natural law, was motion e'er so swift
That it could be compared unto my wing.
  Reader, as I may unto that devout
Triumph return, on whose account I often
For my transgressions weep and beat my breast,--
  Thou hadst not thrust thy finger in the fire
And drawn it out again, before I saw
The sign that follows Taurus, and was in it.
  O glorious stars, O light impregnated
With mighty virtue, from which I acknowledge
All of my genius, whatsoe'er it be,
  With you was born, and hid himself with you,
He who is father of all mortal life,
When first I tasted of the Tuscan air;
  And then when grace was freely given to me
To enter the high wheel which turns you round,
Your region was allotted unto me.
  To you devoutly at this hour my soul
Is sighing, that it virtue may acquire
For the stern pass that draws it to itself.
  “Thou art so near unto the last salvation”,
Thus Beatrice began, “thou oughtest now
To have thine eves unclouded and acute;
  And therefore, ere thou enter farther in,
Look down once more, and see how vast a world
Thou hast already put beneath thy feet;
  So that thy heart, as jocund as it may,
Present itself to the triumphant throng
That comes rejoicing through this rounded ether”.
  I with my sight returned through one and all
The sevenfold spheres, and I beheld this globe
Such that I smiled at its ignoble semblance;
  And that opinion I approve as best
Which doth account it least; and he who thinks
Of something else may truly be called just.
  I saw the daughter of Latona shining
Without that shadow, which to me was cause
That once I had believed her rare and dense.
  The aspect of thy son, Hyperion,
Here I sustained, and saw how move themselves
Around and near him Maia and Dione.
  Thence there appeared the temperateness of Jove
'Twixt son and father, and to me was clear
The change that of their whereabout they make;
  And all the seven made manifest to me
How great they are, and eke how swift they are,
And how they are in distant habitations.
  The threshing-floor that maketh us so proud,
To me revolving with the eternal Twins,
Was all apparent made from hill to harbour!
  Then to the beauteous eyes mine eyes I turned.
Canto XXII