Sustart
Illustrations by Gustave Doré (1832-1883)

  Già era in loco onde s'udìa 'l rimbombo
de l'acqua che cadea ne l'altro giro,
simile a quel che l'arnie fanno rombo,
  quando tre ombre insieme si partiro,
correndo, d'una torma che passava
sotto la pioggia de l'aspro martiro.
  Venian ver noi, e ciascuna gridava:
«Sòstati tu ch'a l'abito ne sembri
esser alcun di nostra terra prava».
  Ahimè, che piaghe vidi ne' lor membri
ricenti e vecchie, da le fiamme incese!
Ancor men duol pur ch'i' me ne rimembri.
  A le lor grida il mio dottor s'attese;
volse 'l viso ver me, e: «Or aspetta»,
disse «a costor si vuole esser cortese.
  E se non fosse il foco che saetta
la natura del loco, i' dicerei
che meglio stesse a te che a lor la fretta».
  Ricominciar, come noi restammo, ei
l'antico verso; e quando a noi fuor giunti,
fenno una rota di sé tutti e trei.
  Qual sogliono i campion far nudi e unti,
avvisando lor presa e lor vantaggio,
prima che sien tra lor battuti e punti,
  così rotando, ciascuno il visaggio
drizzava a me, sì che 'n contraro il collo
faceva ai piè continuo viaggio.
  E «Se miseria d'esto loco sollo
rende in dispetto noi e nostri prieghi»,
cominciò l'uno «e 'l tinto aspetto e brollo,
  la fama nostra il tuo animo pieghi
a dirne chi tu se', che i vivi piedi
così sicuro per lo 'nferno freghi.
  Questi, l'orme di cui pestar mi vedi,
tutto che nudo e dipelato vada,
fu di grado maggior che tu non credi:
  nepote fu de la buona Gualdrada;
Guido Guerra ebbe nome, e in sua vita
fece col senno assai e con la spada.
  L'altro, ch'appresso me la rena trita,
è Tegghiaio Aldobrandi, la cui voce
nel mondo sù dovrìa esser gradita.
  E io, che posto son con loro in croce,
Iacopo Rusticucci fui; e certo
la fiera moglie più ch'altro mi nuoce».
  S'i' fossi stato dal foco coperto,
gittato mi sarei tra lor di sotto,
e credo che 'l dottor l'avrìa sofferto;
  ma perch'io mi sarei brusciato e cotto,
vinse paura la mia buona voglia
che di loro abbracciar mi facea ghiotto.
  Poi cominciai: «Non dispetto, ma doglia
la vostra condizion dentro mi fisse,
tanta che tardi tutta si dispoglia,
  tosto che questo mio segnor mi disse
parole per le quali i' mi pensai
che qual voi siete, tal gente venisse.
  Di vostra terra sono, e sempre mai
l'ovra di voi e li onorati nomi
con affezion ritrassi e ascoltai.
  Lascio lo fele e vo per dolci pomi
promessi a me per lo verace duca;
ma 'nfino al centro pria convien ch'i' tomi».
  «Se lungamente l'anima conduca
le membra tue», rispuose quelli ancora,
«e se la fama tua dopo te luca,
  cortesia e valor dì se dimora
ne la nostra città sì come suole,
o se del tutto se n'è gita fora;
  ché Guiglielmo Borsiere, il qual si duole
con noi per poco e va là coi compagni,
assai ne cruccia con le sue parole».
  «La gente nuova e i sùbiti guadagni
orgoglio e dismisura han generata,
Fiorenza, in te, sì che tu già ten piagni».
  Così gridai con la faccia levata;
e i tre, che ciò inteser per risposta,
guardar l'un l'altro com'al ver si guata.
  «Se l'altre volte sì poco ti costa»,
rispuoser tutti «il satisfare altrui,
felice te se sì parli a tua posta!
  Però, se campi d'esti luoghi bui
e torni a riveder le belle stelle,
quando ti gioverà dicere I' fui,
  fa che di noi a la gente favelle».
Indi rupper la rota, e a fuggirsi
ali sembiar le gambe loro isnelle.
  Un amen non saria potuto dirsi
tosto così com'e' fuoro spariti;
per ch'al maestro parve di partirsi.
  Io lo seguiva, e poco eravam iti,
che 'l suon de l'acqua n'era sì vicino,
che per parlar saremmo a pena uditi.
  Come quel fiume c'ha proprio cammino
prima dal Monte Viso 'nver' levante,
da la sinistra costa d'Apennino,
  che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
  rimbomba là sovra San Benedetto
de l'Alpe per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto;
  così, giù d'una ripa discoscesa,
trovammo risonar quell'acqua tinta,
sì che 'n poc'ora avria l'orecchia offesa.
  Io avea una corda intorno cinta,
e con essa pensai alcuna volta
prender la lonza a la pelle dipinta.
  Poscia ch'io l'ebbi tutta da me sciolta,
sì come 'l duca m'avea comandato,
porsila a lui aggroppata e ravvolta.
  Ond'ei si volse inver' lo destro lato,
e alquanto di lunge da la sponda
la gittò giuso in quell'alto burrato.
  'E' pur convien che novità risponda'
dicea fra me medesmo 'al novo cenno
che 'l maestro con l'occhio sì seconda'.
  Ahi quanto cauti li uomini esser dienno
presso a color che non veggion pur l'ovra,
ma per entro i pensier miran col senno!
  El disse a me: «Tosto verrà di sovra
ciò ch'io attendo e che il tuo pensier sogna:
tosto convien ch'al tuo viso si scovra».
  Sempre a quel ver c'ha faccia di menzogna
de' l'uom chiuder le labbra fin ch'el puote,
però che sanza colpa fa vergogna;
  ma qui tacer nol posso; e per le note
di questa comedìa, lettor, ti giuro,
s'elle non sien di lunga grazia vòte,
  ch'i' vidi per quell'aere grosso e scuro
venir notando una figura in suso,
maravigliosa ad ogne cor sicuro,
  sì come torna colui che va giuso
talora a solver l'àncora ch'aggrappa
o scoglio o altro che nel mare è chiuso,
  che 'n sù si stende, e da piè si rattrappa.

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  Now was I where was heard the reverberation
Of water falling into the next round,
Like to that humming which the beehives make,
  When shadows three together started forth,
Running, from out a company that passed
Beneath the rain of the sharp martyrdom.
  Towards us came they, and each one cried out:
“Stop, thou; for by thy garb to us thou seemest
To be some one of our depraved city”.
  Ah me! what wounds I saw upon their limbs,
Recent and ancient by the flames burnt in!
It pains me still but to remember it.
  Unto their cries my Teacher paused attentive;
He turned his face towards me, and “Now wait”,
He said; “to these we should be courteous.
  And if it were not for the fire that darts
The nature of this region, I should say
That haste were more becoming thee than them”.
  As soon as we stood still, they recommenced
The old refrain, and when they overtook us,
Formed of themselves a wheel, all three of them.
  As champions stripped and oiled are wont to do,
Watching for their advantage and their hold,
Before they come to blows and thrusts between them,
  Thus, wheeling round, did every one his visage
Direct to me, so that in opposite wise
His neck and feet continual journey made.
  And, “If the misery of this soft place
Bring in disdain ourselves and our entreaties”,
Began one, “and our aspect black and blistered,
  Let the renown of us thy mind incline
To tell us who thou art, who thus securely
Thy living feet dost move along through Hell.
  He in whose footprints thou dost see me treading,
Naked and skinless though he now may go,
Was of a greater rank than thou dost think;
  He was the grandson of the good Gualdrada;
His name was Guidoguerra, and in life
Much did he with his wisdom and his sword.
  The other, who close by me treads the sand,
Tegghiaio Aldobrandi is, whose fame
Above there in the world should welcome be.
  And I, who with them on the cross am placed,
Jacopo Rusticucci was; and truly
My savage wife, more than aught else, doth harm me”.
  Could I have been protected from the fire,
Below I should have thrown myself among them,
And think the Teacher would have suffered it;
  But as I should have burned and baked myself,
My terror overmastered my good will,
Which made me greedy of embracing them.
  Then I began: “Sorrow and not disdain
Did your condition fix within me so,
That tardily it wholly is stripped off,
  As soon as this my Lord said unto me
Words, on account of which I thought within me
That people such as you are were approaching.
  I of your city am; and evermore
Your labours and your honourable names
I with affection have retraced and heard.
  I leave the gall, and go for the sweet fruits
Promised to me by the veracious Leader;
But to the centre first I needs must plunge”.
  “So may the soul for a long while conduct
Those limbs of thine”, did he make answer then,
“And so may thy renown shine after thee,
  Valour and courtesy, say if they dwell
Within our city, as they used to do,
Or if they wholly have gone out of it;
  For Guglielmo Borsier, who is in torment
With us of late, and goes there with his comrades,
Doth greatly mortify us with his words”.
  “The new inhabitants and the sudden gains,
Pride and extravagance have in thee engendered,
Florence, so that thou weep'st thereat already!”.
  In this wise I exclaimed with face uplifted;
And the three, taking that for my reply,
Looked at each other, as one looks at truth.
  “If other times so little it doth cost thee”,
Replied they all, “to satisfy another,
Happy art thou, thus speaking at thy will!
  Therefore, if thou escape from these dark places,
And come to rebehold the beauteous stars,
When it shall pleasure thee to say, 'I was,'
  See that thou speak of us unto the people”.
Then they broke up the wheel, and in their flight
It seemed as if their agile legs were wings.
  Not an Amen could possibly be said
So rapidly as they had disappeared;
Wherefore the Master deemed best to depart.
  I followed him, and little had we gone,
Before the sound of water was so near us,
That speaking we should hardly have been heard.
  Even as that stream which holdeth its own course
The first from Monte Veso tow'rds the East,
Upon the left-hand slope of Apennine,
  Which is above called Acquacheta, ere
It down descendeth into its low bed,
And at Forli is vacant of that name,
  Reverberates there above San Benedetto
From Alps, by falling at a single leap,
Where for a thousand there were room enough;
  Thus downward from a bank precipitate,
We found resounding that dark-tinted water,
So that it soon the ear would have offended.
  I had a cord around about me girt,
And therewithal I whilom had designed
To take the panther with the painted skin.
  After I this had all from me unloosed,
As my Conductor had commanded me,
I reached it to him, gathered up and coiled,
  Whereat he turned himself to the right side,
And at a little distance from the verge,
He cast it down into that deep abyss.
  “It must needs be some novelty respond”,
I said within myself, “to the new signal
The Master with his eye is following so”.
  Ah me! how very cautious men should be
With those who not alone behold the act,
But with their wisdom look into the thoughts!
  He said to me: “Soon there will upward come
What I await; and what thy thought is dreaming
Must soon reveal itself unto thy sight”.
  Aye to that truth which has the face of falsehood,
A man should close his lips as far as may be,
Because without his fault it causes shame;
  But here I cannot; and, Reader, by the notes
Of this my Comedy to thee I swear,
So may they not be void of lasting favour,
  Athwart that dense and darksome atmosphere
I saw a figure swimming upward come,
Marvellous unto every steadfast heart,
  Even as he returns who goeth down
Sometimes to clear an anchor, which has grappled
Reef, or aught else that in the sea is hidden,
  Who upward stretches, and draws in his feet.
Canto XVI