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SULL'UMBRIA

Impressioni

    Il verde che tappezza le colline e le valli riempie gli occhi di colore in questa terra, in cui l'uomo si confonde con la natura nella semplicità francescana degl'ideali di purezza ed amore universale.
    In mezzo, le forme di pietra sembrano comparire soavi nell'aria tersa, raccontando le storie del cammino della coscienza umana nei secoli.
    Lentamente, ma inesorabilmente, nel percorso si acquisisce consapevolezza della compenetrazione tra corpo ed anima, e ci si sente parte di un disegno più grande e più spirituale.
    Si può stare a lungo nella contemplazione estatica di questa dimensione surreale, fatta di immagini celesti che si mescolano ai parti della nostra mente, prendendo forma nel silenzio estasiante.
    Si gustano i panorami, come sapori schietti eppure totalizzanti, di cui si sente improvvisamente di aver avuto sempre bisogno e di non poter fare ormai a meno.
    In questo contesto, l'uomo si converte all'uomo, dimenticando la sua natura predatoria di lupo.
    Perché anche l'animo più inquieto e selvatico si ammansisce, e presso le fonti gorgoglianti mitologiche memorie, tra i fiumi e i laghi che si travasano in maestose cascate, il flusso dell'ispirazione pervade interamente, rendendo partecipi di una sovrumana pace.
    È in quel momento che si coglie la profondità dei sentimenti migliori, seguendo sentieri che paiono perdersi nel nulla, tra il mormorio delle chiome degli alberi, e i sottili raggi di luce filtranti tra il fogliame ondeggiante.
    E poi, d'un tratto, l'apparire di grandi e piccoli edifici di pietra antica, che si susseguono fino alla perfezione d'arte dei miracoli basilicali, suscitanti inarrestabili sospiri.
    Ci si sofferma allora perdendo il senso del tempo, come se ci si sentisse arrivati ad un luogo della mente lungamente agognato, in cui ci si può allungare dolcemente, godendo di un vago, ma appagante senso di felicità.
   


Visitando l'Umbria
UMBRIA
Spoleto (PG) - Rocca Albornoziana
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DA VISITARE

Il Duomo di Orvieto

    La costruzione della cattedrale iniziò nel 1290 per volontà di papa Niccolò IV a celebrazione del miracolo di Bolsena, per ospitarvi il sacro lino del "corporale" su cui sarebbe gocciolato il sangue dall'ostia consacrata.
    Il progetto originale dell'edificio è attribuito ad Arnolfo di Cambio, ma l'impronta caratteristica della costruzione è dovuta a Lorenzo Maitani, che diresse i lavori dal 1310.
    In particolare al Maitani è dovuta l'ideazione della straordinaria facciata, interpretata come un trittico policromo, ricco di preziosi mosaici e sculture.
    I maestri che si succedettero nella prosecuzione dei lavori mantennero sostanzialmente la linea progettuale originaria, pur con aggiunte e rivisitazioni vicine al gusto delle epoche successive.
    Ad Andrea di Cione, detto l'Orcagna, viene attribuito il magnifico rosone centrale, della metà del '300, mentre gli elementi decorativi che lo circondano, ed in particolare le dodici edicole soprastanti, sono già di ispirazione rinascimentale.
    La facciata verrà quindi completata in pieno '500, con l'erezione delle tre cuspidi, anche se i mosaici verranno rimaneggiati fino al '700.
    L'insieme, pur eseguito nell'arco di diversi secoli, mantiene peraltro esemplare equilibrio ed armonia di linee, con un andamento stilistico del tutto omogeneo ed un nitore di forme e di colori tale da renderlo uno dei più straordinari gioielli dell'arte gotica.
    L'interno basilicale a tre navate, di cui la centrale coperta da capriate lignee, presenta una decorazione a fasce orizzontali bianche e nere, legata ai modelli senesi.
    Numerose le opere d'arte custodite dal Duomo, distribuite soprattutto nelle splendide cappelle.
    In particolare, capolavoro assoluto dell'oreficeria medievale è il Reliquiario del Corporale, tripartito come la facciata della chiesa, che presenta trentadue raffinatissime scene in oro, argento e smalto translucido, narranti le Storie del Corporale e della Passione di Cristo.
    Celeberrima, quindi, la decorazione pittorica della Cappella di San Brizio, con affreschi del Beato Angelico, e soprattutto di Luca Signorelli, che vi rappresentò le grandiose scene del Giudizio Universale, dell'Inferno e del Paradiso.
   


Duomo di Orvieto
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Assisi (PG) - Basilica di San Francesco
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